giovedì 18 novembre 2010

L'elogio del tartufo bianco

Qualche giorno fa sono stato a cena con mia madre in un locale del centro storico di Roma, dove si possono degustare degli ottimi formaggi e salumi accompagnati da dell'altrettanto ottimo vino.
Ebbene, verso la fine della cena, il gestore del locale, piemontese doc, si è avvicinato al nostro tavolo con una scatola di plastica trasparente (ex vaschetta da gelato) in cui si intravedeva all'interno un qualcosa avvolto in carta assorbente: una volta aperto il contenitore, un intenso profumo ha pervaso le nostre narici, era autentico tartufo bianco d'Alba!
Mia mamma, senza nemmeno esitare, ha deciso di acquistarlo! Con mia somma gioia, me ne ha regalato un pezzetto, ed il sottoscritto naturalmente non ha esitato ad utilizzarlo!
Innanzi tutto per gustare appieno questa prelibatezza è strettamente obbligatorio preparare pietanze semplici e con meno condimento possibile, in maniera da non andare a contrastare in alcun modo il sapore del tartufo.
Su consiglio di Beppe (questo è il nome del gestore del locale) ho optato per l'uovo al padellino cotto nell'acqua e non nell'olio: beh, provare per credere!

Con il tartufo che mi avanzava ho scelto invece di preparare un classico risotto al tartufo bianco nella maniera più semplice: niente soffritto ma solo un filo d'olio dove andare a tostare il riso, brodo vegetale preparato con sedano carota e cipolla, niente vino per sfumare ed una noce di burro e spolverata di parmigiano per la mantecatura. Il tartufo, come nell'uovo al padellino, si grattugia, possibilmente con l'apposito utensile, una volta impiattato il risotto.

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